Interviste

Chiacchierando sulla linea di porta con Emanuele Belardi

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Per la prima intervista ufficiale del nuovo blog Dodici non potevamo che partire da lui, decisamente legato al numero che è anche il nome del nostro blog, almeno per due motivi: 12 è il numero di rigori che ha parato nella sua carriera da professionista e 12 è anche il numero che ha vestito alla Juventus nella stagione 2007/08, quella del ritorno in serie A, la sua seconda in bianconero.

Ha fatto la storia a Reggio Calabria difendendo in più stagioni la porta della Reggina, ha giocato fra le altre con Turris,Napoli, Catanzaro, Modena, Udinese, Cesena e Grosseto. Stiamo parlando di Emanuele Belardi, classe 1977, portiere di carattere capace di parate anche impossibili, con doti pararigori (lo dicono le sue statistiche) ma non solo,  anche ragazzo molto sensibile e impegnato nel sociale.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per una chiacchierata a tutto campo, una chiacchierata che parte dalla linea di porta e affronta tanti argomenti, con anche qualche bel suggerimento per i portieri di domani che lo leggeranno.

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Ciao Emanuele. Benvenuto su Dodici, è davvero un grande piacere sentirti e ospitarti sul nostro blog, ti confesso che per me è anche un piacere doppio essendo io portiere, tifoso juventino e simpatizzante reggino (per le mie origini). Partiamo con la prima domanda: Come è scattata la tua “vocazione”: quando hai scelto di fare il portiere?

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“Mi ricordo molto bene il giorno in cui decisi di cimentarmi come portiere: fu il giorno in cui vidi una foto di mio papà che giocava in porta. Aveva un completo nero ed era elegantissimo. E pensare che  lui non giocava in quel ruolo in realtà, ma quella foto che lo ritraeva fra i pali mi ispirò talmente tanto che quel giorno decisi: ‘io farò il portiere!’”

Avevi dei miti o dei portieri a cui ti ispiravi quando eri piccolo?

“Beh, come molti della mia generazione quello che mi colpiva di più era Walter Zenga: era il portiere della nazionale e in campo lo vedevi sempre deciso negli interventi e perfetto con i suoi completi Uhlsport. Crescendo, con il passare degli anni però sono andato a rivedere anche altri portieri del passato, mi affascinò uno in particolare: Enrico Albertosi, secondo me un portiere già molto moderno per i suoi tempi”.

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A 14 anni da Eboli ti sei trasferito a Reggio, per vestire la maglia della Reggina.  Hai esordito giovanissimo, ti ricordi ancora quella parita?

“Come no? Avevo compiuto da poco i 18 anni: era il 10 dicembre del 1995, stavamo vincendo 4-0 contro il Palermo, quando mister Zoratti mi mandò in campo. Tra l’altro ho un record nella storia della Reggina: sono ancora il portiere più giovane che abbia mai esordito in maglia amaranto.”

Quali sono le doti che, per la tua esperienza, deve avere un bravo portiere?

“Gli consiglierei innanzitutto di formarsi un grande carattere e una forte personalità: il nostro ruolo non è semplice e bisogna farsi scivolare tutto addosso. Mantenere l’equilibrio è essenziale, non bisogna deprimersi dopo un errore, ma nemmeno esaltarsi troppo dopo delle ottime prestazioni, basta un piccolo sbaglio e si fa presto ad andare dalle stelle alle stalle…”

Fra i portieri giovani di oggi, c’è qualcuno che ti ha particolarmente impressionato?

“Lo scorso anno, giocando in serie B fra Cesena e Grosseto ho avuto modo di vederne molti all’opera, ma se devo dirti uno che mi ha veramente impressionato è Nicola Leali, un portiere giovane con una sicurezza quasi da veterano. Se ne parla poco, ma la Juve ha in mano un giocatore davvero importante, un portiere di carattere.”

BelaUdineseHai aperto una scuola calcio a Eboli, il tuo paese di origine, che copre tutte le categorie giovanili e ha collaborazioni importanti con Udinese e Reggina, squadre a cui sei rimasto molto legato e in cui hanno avuto l’opportunità giocatori provenienti dalla tua squadra, ma non solo. Qual è il vostro obiettivo?

“Ho rilevato la vecchia scuola calcio a cui ero molto legato e che purtroppo stava per chiudere per problemi economici, l’ho fatto soprattutto perché non volevo negare a questi ragazzi non solo delle opportunità, ma soprattutto la vicinanza in un periodo importante della loro vita, un periodo nel quale non devono solo divertirsi, ma in cui è essenziale anche e soprattutto che studino e possano crescere bene. Al sud è un po’ più complicato che al nord e il nostro obiettivo è anche aiutare a stare lontani dalla strada quei ragazzi che potrebbero prendere brutte vie… Poi certo, quelli più bravi sono anche forse più fortunati di altri, perché possono avere anche opportunità di farsi vedere da squadre importanti, ma l’obiettivo primario è quello di farli crescere bene.”

A un bambino che sceglie di fare il portiere cosa consiglieresti?

“Il primo obiettivo di un bambino che gioca a pallone, in qualunque ruolo, deve sempre essere quello di divertirsi, poi il resto viene di conseguenza. A chi decide di diventare un portiere consiglio solo di essere sicuro e pronto a non demoralizzarsi alle prime difficoltà. I bambini però, hanno una grande fortuna:  fanno presto a cambiare idea…(sorride)”

belardirigoreEro presente a Genova nel 2008 quando parasti il rigore a Cassano durante un Samp-Juve. Nella tua carriera ne hai parati molti, hai un trucco da svelarci?

“Effettivamente la mia carriera iniziò quasi con un rigore parato: quello del dicembre 1999 a Milano che parai a Shevchenko in Milan-Reggina 2-2. Era il 90° minuto, lo vidi troppo sicuro: era partito molto largo e mi aspettavo un suo ‘piattone’ sul palo alla mia sinistra. Fui bravo e fortunato perché glielo parai davvero bene. Dietro di me c’era la curva ospite con 10.000 reggini che festeggiavano. Un’emozione indimenticabile! Ora si studiano molto gli avversari sui rigori, ci sono tanti video da poter guardare, soprattutto per i rigoristi di ‘professione’. Per gli altri ti devi affidare ancora alle sensazioni: la posizione della rincorsa spesso può indicarti le intenzioni del tiratore, poi sta all’istinto, alla fortuna e alla reattività fare il resto…”

Hai avuto tanti compagni di reparto nella tua carriera, com’era il tuo rapporto con loro e quali sono i compagni a cui sei rimasto più legato?

“Con i compagni di reparto c’è sempre stato un rapporto di lealtà e di competizione, con grande rispetto reciproco, con molti ci sentiamo ancora spesso e sempre con piacere. Ultimamente ho avuto modo di sentire Alex Del Piero, mentre si trovava in vacanza in America, e mi sento spesso anche con Gigi Buffon. Tra gli amici veri che sento di avere nel calcio posso citarti Giorgio Chielllini, davvero un ragazzo straordinario, un amico vero.”

Una curiosità. Sei spesso stato anticonformista nella scelta dei numeri: non solo i ‘canonici’ 1, 12 o 22, ma ricordo anche il 6 e l’80 a Udine, il 58 alla Reggina  e il 25  che avevi chiesto al Cesena, ma che per le regole della Lega B non potesti indossare. Cosa ti ha portato a queste scelte?

“ Il 6 e l’80 li scelsi per divertimento, mi piaceva uscire dagli schemi canonici. Diverso fu il discorso per il 58 e il 25. Il 58 a Reggio lo scelsi in onore del ‘Sic’ Marco Simoncelli che era mancato da poco. Il 25 lo volevo invece indossare a Cesena per ricordare Piermario Morosini, mio amico ed ex compagno all’Udinese, le regole della Lega B, che fissavano i numeri dei primi tre portieri nell’1, 12 e 22 non me lo permisero e non mi concessero la deroga e così presi il 22, ma ci rimasi molto male.”

belardi12Un ultima domanda: a un giovane portiere che veste il 12 cosa consiglieresti?

“Il 12 non è assolutamente un brutto numero, anzi! Anche quando si va in panchina si può essere l’uomo in più. Io ho fatto il ‘secondo’ a portieri come Buffon o Handanovic. Sono stato un portiere fortunato a essere il loro ‘12’. Ai ragazzi che vestono quella maglia dico di non abbattersi e di allenarsi con costanza e determinazione. Quando nel 2008 dopo la Juventus scelsi Udine era per giocarmi il posto con un giovane portiere sloveno che era appena arrivato. Quel giovane portiere era Samir Handanovic, che poi è diventato un vero fenomeno… Ai ragazzi auguro di poter fare il 12 a grandi portieri come quelli a cui l’ho fatto io, si può imparare e dare moltissimo, facendosi trovare pronti alla prima opportunità: a me è capitato sia nella Juventus che nell’Udinese, con cui ho anche esordito in Europa e penso di aver sempre fatto bene.”

Grazie davvero di cuore Emanuele per la tua disponibilità, la tua gentilezza e per questa piacevole chiacchierata. A risentirci presto.

“Grazie a te e in bocca al lupo a tutto il team di Dodici per questa nuova avventura!”

Maurizio Romeo (@rumme75)

mauromeo

Juventino dal 1975 o forse anche prima... Portiere e analista arbitrale. Figlio di papà milanista, mamma juventina. Ha subito anche l'influenza dello zio Gianni e del nonno Vittorio che gli hanno trasmesso l'amore per i colori bianconeri e che ora lo guidano da lassù... Blogger di approfondimento: Farsopoli e il calcioscommesse lo hanno visto anche alle prese con lo studio dei codici. Fondatore di Barzainter e Dodici. Farà la maratona #unpassoallavolta. Fan e amico dell'UDDP e di Ju29ro. Non fatelo arrabbiare perchè l'acqua cheta tira giù i ponti. Vive il blog e il calcio per passione.

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