Caso Italiano

Il caso Italiano. Condannato per uno (forse due) “mi hanno detto che”

Più passano i giorni e più, grazie in primo luogo ad Antonio Corsa sul suo blog (seguito poi da Michele Criscitiello su Sportitalia e da Nicolini su Sky) che ha portato alla luce le storie e dato “voce” ai personaggi “minori” , quelli non di copertina, dello scandalo calcioscommesse, e più ci si rende conto di quante cose non tornino nelle sentenze e di come tante vite e tante carriere si siano potute stroncare sulle sole parole, senza riscontri, di chi ha ammesso per anni di essersi venduto le partite come Filippo Carobbio e Carlo Gervasoni.

Ci ha colpito fra gli altri la storia di un giocatore squalificato nel penultimo filone dei processi svoltisi a Roma nei primi giorni di giugno. E’ la storia di Vincenzo Italiano, classe 1977, sino al giugno scorso in forza al Padova, dopo una lunga militanza nei campi di A e B nelle fila di Hellas Verona, Genoa e Chievo.

E’ di qualche giorno fa una sua intervista , concessa a Repubblica e rilasciata prima della pubblicazione delle motivazioni del secondo grado di giudizio sportivo, in cui Italiano affronta per la prima volta il tema della sua squalifica in attesa della discussione del suo caso davanti al TNAS prevista per il 13 settembre. E’ un intervista in cui traspare la delusione, la frustrazione e la rabbia di chi si è sentito vittima di una grande ingiustizia, di una condanna arrivata sulla credibilità data, da Procura Federale e dalla commissione giudicante, alle sole parole di Carobbio.

Ma andiamo per ordine. La vicenda di Italiano e di tanti altri calciatori inizia il 9 maggio di quest’anno quando con un giorno di ritardo rispetto al previsto il Procuratore federale Stefano Palazzi comunica il deferimento di una trentina di società (militanti fra Serie A e Lega Pro) e di una cinquantina di calciatori, secondo le accuse contenute nelle 250 pagine degli atti dell’accusa. A Vincenzo Italiano il procuratore Palazzi contesta di aver tentato di alterare, senza riuscirvi, il risultato di Padova-Grosseto.  Per la stessa ragione la sua società, il Padova, è stata deferita per responsabilità oggettiva. Per la giustizia sportiva, ai fini del giudizio, non importa se il tentativo sia andato a buon fine ma si punisce anche il solo tentativo.

Ma qui non esiste nessuna intercettazione, nessun passaggio di denaro, niente di niente, se non un racconto de relato (ossia riportando le parole di altri) fatto da Pippo Carobbio. Per questo motivo ho cercato di approfondire e così attraverso Google sono riuscito a reperire sul sito di Repubblica i file pdf relativi al documento completo inviato da Palazzi a calciatori e società e leggendolo ho avuto modo di capire quale fosse la reale portata delle accuse. Bene, sapete quali sono? Italiano è accusato sulla base delle parole di Carobbio che il 29/02/2012 (ai più preparati sull’argomento questa data è abbastanza nota, più avanti anche gli altri capiranno il perchè) davanti al procuratore federale, dopo essere stato interrogato già altre volte dalla procura di Cremona, fa per la prima (e unica volta) il suo nome in merito a Padova-Grosseto del 23/03/2010 terminata 1-0 per i padroni di casa.

Carobbio afferma che il suo compagno di squadra Turati gli avrebbe riportato di una telefonata del suo ex compagno Italiano nella quale il giocatore del Padova gli avrebbe promesso una quota imprecisata per concedere loro la vittoria. Aggiunge ancora Carobbio nella sua deposizione, che Turati gli avrebbe opposto  rifiuto perché una sconfitta sarebbe potuta costare il posto all’allenatore Gustinetti.

Tutto qui. Questo è tutto quanto su cui basa le sue accuse Palazzi e che verrà raccolta dalla Commissione Disciplinare che comminerà 3 anni di squalifica per illecito al giocatore e 2 punti di penalizzazione al Padova per responsabilità oggettiva. Tutto su una telefonata nemmeno ascoltata da Carobbio, ma che gli sarebbe stata riportata nei contenuti da Turati. Avete letto bene. Sarebbe.

Entrambi infatti smentiscono Carobbio. Non sulla telefonata, badate bene, che tutti e due ammettono con tranquillità. Sia Turati che Italiano ammettono di sentirsi al telefono considerati i loro rapporti di amicizia e raccontano di sentirsi spesso prima delle partite in cui si affrontano come avversari. Turati racconta come Italiano abbia cercato di carpire informazioni tecnico tattiche sul Grosseto al quale fece testualmente “orecchie da mercante” e  nega di aver mai ricevuto offerte né di denaro né di combine dall’ex compagno di squadra. Circostanza negata fermamente anche da Italiano.

Sono amici e sono accusati di un illecito, normale che si scagionino a vicenda potrete dire voi. Occorre però ricordare che Turati è stato arrestato e ha vissuto l’esperienza del carcere. Esperienza dopo cui ammetterà l’esistenza di 9 tentativi di illecito, ma non citerà mai Padova-Grosseto e scagionerà italiano. La partita non è stata peraltro mai citata né da Gervasoni né da Carobbio prima della famosa deposizione fiume dell’uno-e-trino (come lo ha definito l’avvocato Bongiorno) del 29/02/2012 davanti alla Procura Federale, nota anche per le accuse ad Antonio Conte.

Al giornalista di Repubblica che gli contesta il fatto che Turati possa averlo difeso per amicizia Italiano risponde così:

“Non scherziamo. La realtà è che la giustizia sportiva ritiene credibile Turati quando accusa qualcuno, ma non quando scagiona qualcun altro. E sa qual è la motivazione? Che io avrei mentito a Palazzi, dicendo che il Padova, prima della partita col Grosseto, non aveva problemi di classifica, mentre in realtà era terz’ultimo. Ma a distanza di due anni credo che sia possibile non ricordarsi quale fosse la classifica esatta della propria squadra a tredici giornate dalla fine del campionato. Se avessi avuto qualcosa da nascondere, non avrei mai sbagliato su un dato così facile da controllare. La buona fede di una persona diventa una colpa: pazzesco. Quando è arrivato il deferimento, non ci volevo credere. Per non parlare di quando, al processo sportivo, ho visto un assembramento attorno al procuratore”.

Si introduce qui un errore dovuto alla memoria che fa nella sua audizione, dove afferma:

“Preciso inoltre che in quel momento non avevamo particolari problemi di classifica” (Audizione Italiano in procura federale del  28/03/2012)

Errore abbastanza comprensibile essendo passate praticamente due stagioni sportive, errore che sarebbe facile da controllare, ma che alla fine gli è fatale,  perché Palazzi lo attaccherà proprio su quello e la Commissione Disciplinare inserirà proprio quell’errore nelle motivazioni.

Contestualizziamo: era la vigilia della 31° giornata, c’erano quindi ancora 12 giornate da giocare e il Padova era a 34 punti, alla pari di Gallipoli e Mantova, seguiti a un punto dalla Reggina, con la Salernitana molto più lontana e ultima solitaria a 16.

Dal sito football-lineups.com però è possibile notare come il Padova non fosse sempre stato nei bassifondi della classifica durante il campionato. Dopo alcuni risultati positivi che avevano portato i patavini anche in zona promozione, una serie negativa li aveva spostati nelle zone calde per la salvezza dalla serie C. E’ quindi plausibile che collocando temporalmente la partita non in fondo al campionato Italiano potesse non ricordare precisamente quale fosse la posizione del Padova in quel momento con precisione.

Con la linea nera più marcata è evidenziato l’andamento della posizione in classifica del Padova nella Serie B 2009/2010

Il vuoto di memoria per Palazzi non è contemplato. E già qui ci sarebbe da ridire, perché come giustamente Italiano fa notare (e lo abbiamo appena dimostrato) “Se avessi avuto qualcosa da nascondere, non avrei mai sbagliato su un dato così facile da controllare.”

Niente da fare, i giudici però credono in toto alla tesi di Palazzi: a loro avviso questo errore è un’indicazione che Italiano stia mentendo. Le uniche “prove” su cui basare la colpevolezza di Italiano sono la conferma della telefonata da parte di entrambi durante le loro audizioni (erano amici, perché non confermarlo?) e proprio il suo errore sulla posizione in classifica del Padova all’epoca dei fatti. Non viene invece ritenuta credibile la ricostruzione della telefonata, perfettamente concordante, di Italiano e Turati, cui anzi viene contestato che cerchi solo di attenuare la portata della gravità delle richieste del suo ex compagno. Nella sentenza di primo grado non c’è scritto nulla di più.

La Commissione di Giustizia federale conferma in secondo grado e forse si rende conto che quelle motivazioni, così come sono, non supererebbero l’esame del TNAS e allora rispetto alle 25 righe del primo grado, quella del secondo è lunga ben 6 pagine.

Oltre a confermare le risultanze del primo grado, la Commissione aggiunge altri punti a sostegno della propria tesi e a pag. 54 della sentenza di secondo grado scrive:

Perplessità induce poi la riportata sete di acquisizione di “notizie tecniche” da parte dell’Italiano e la difesa del Turati di “fare orecchie da mercante” come se i due dovessero parlare di soluzioni tattiche che, apprese dall’Italiano, avrebbero potuto essere efficacemente contrastate dall’allenatore avversario, attività che, verosimilmente, per queste finalità rientrerebbe anche in un’ipotesi di alterazione della gara.

Quindi ad avviso della commissione  una telefonata in cui, anche magari con toni scherzosi, un giocatore chieda informazioni prima di una partita a un ex compagno, peraltro anche amico, sarebbe passibile di illecito? Allora a questo punto tutti i calciatori, ex compagni ed amici, che ammettono contatti telefonici fra di loro prima delle partite potrebbero rischiare un deferimento. A me questo sa di caccia alle streghe.

In questo contesto andrebbero quindi messe le parole di Turati, citato da Palazzi a pag. 106 del deferimento, che testualmente afferma:

(…) e, pertanto, su sollecito dei miei compagni più anziani e rappresentativi, mi adoperai per assumere notizie sullo stato di forma dell’Ancona e su chi avrebbe giocato (…) anche il mister SARRI e l’allenatore in seconda  mi spingevano ad assumere tali informazioni e preciso che è una prassi costante far contattare gli ex compagni per carpire qualche notizia sulla squadra avversaria.

Eppure Maurizio Sarri, allenatore del Grosseto ai tempi di Grosseto-Ancona cui fa riferimento la dichiarazione di Turati, è stato prosciolto dalle accuse di omessa denuncia in merito alla partita, né per lui sono state fatte richiese (o allusioni come fatte per altri) in merito a illeciti sportivi. Insomma pare che siano proprio le stesse commissioni a smentirsi.

Su un altro punto la CGF calca la mano addirittura arrivando, con equilibrismi al limite, a ribaltare le versioni rilasciate da Turati e da Italiano, e lo fa più specificatamente quando scrive:

(…)il Turati “faceva orecchie da mercante”, “nel senso che non fornivo le indicazioni che mi chiedeva anche perché per noi era fondamentale vincere quella partita per non far esonerare l’allenatore; preciso che sentivo Italiano in occasione della vigilia di tutte le partite nelle quali saremmo stati avversari, ma non solo, in quanto mi sentivo frequentemente con lui in virtù dei nostri rapporti di amicizia”.
Sulle frequentazioni, però, lo stesso Italiano aveva riferito solo di essere “rimasto in contatto” con il Turati ma di non frequentarsi (perché abitavano in città diverse), nulla riferendo in relazione né ai dedotti rapporti di amicizia né sull’assiduità delle telefonate con il Turati, limitate solo alla vigilia degli incontri delle loro squadre.

Ebbene, leggendo le dichiarazioni dei due diretti interessati non si trova assolutamente cenno a frequentazioni personali, entrambi confermano di essersi tenuti in contatto solo ed esclusivamente per via telefonica, considerata la lontananza dei rispettivi club di appartenenza da quando non sono più stati compagni di squadra. Nessuno dei due si contraddice o smentisce l’altro, anzi.

In ultimo la CGF, per dare “conferma” alle parole riferite da Carobbio, utilizza senza riportarlo direttamente, una citazione fatta da Gervasoni nel suo interrogatorio reso ai PM

Induce, poi, indiretta conferma, valida sul piano logico-deduttivo, della possibile finalità illecita della telefonata intercorsa il fatto che l’Italiano viene chiamato in causa dal calciatore Gervasoni (verbale al P.M. di Cremona del 27.12.2011) per l’alterazione della gara Padova – Albinoleffe del campionato 2009/2010 e che lo stesso Turati risulterebbe coinvolto, ancorché la sua posizione risulti essere stata stralciata, in diversi tentativi di “combine” delle partite del Grosseto.

Se la Commissione non lo fa, tranquilli la riportiamo noi. Anche in questo caso è bastato cercare un po’ con Google per trovare, fra le pagine online dei siti di alcuni giornali (peraltro sempre gli stessi), il testo completo dell’ordinanza del Tribunale di Cremona all’interno del quale è inserita tale dichiarazione, che nella parte riguardante Italiano è la seguente:

Quanto ad Albinoleffe – Padova del 23 maggio 2010, finita 1 a 2 appresi che il Padova comprò la partita nei confronti dei giocatori dell’Albinoleffe. Lo seppi da CAROBBIO il quale lo apprese a sua volta da POLONI . Il Padova aveva pagato l’Albinoleffe. Ritengo che si sia trattato di un discorso tra Società. Analoga informazione ho ricevuto parlando con i fratelli COSSATO che avevano scommesso su quella partita avendo ricevuto la dritta da ITALIANO, centrocampista del Padova che aveva militato nel Chievo.

Insomma un altro “mi hanno detto che”! Non una testimonianza diretta, ma un nuovo de relato a cui però non sembra dare troppo peso la Procura di Cremona che infatti né sente di dover ascoltare i fratelli Cossato (la procura federale lo ha fatto?), né tantomeno lo indaga. Insomma Italiano sarebbe quindi condannato per due testimonianze “per sentito dire” smentite in un caso dai diretti interessati che nel secondo caso non sono nemmeno stati ascoltati! Ma che giustizia è questa?

Ma non è finita qui, la Commissione contesta anche la credibilità delle parole di Turati, perché coinvolto in una pluralità di illeciti. Già qui sorgerebbe un’altra domanda: considerando che Turati è anch’esso collaboratore (ricordiamo che ammette di essere a conoscenza di ben nove tentativi di illecito, ma non Padova-Grosseto) alla pari di Carobbio, perché il procuratore federale e le due commissioni danno peso solo alle parole del secondo che ha ammesso di aver venduto partite per anni?

In ultimo, ma sicuramente non meno importante c’è da notare che la partita tirata in ballo dalla CGF è stata ARCHIVIATA dalla Procura Federale che l’ha considerata testualmente “una partita giocata al massimo del furore agonistico”.  Ovviamente la decisione della Procura è arrivata a seguito di opportuni controlli, audizioni e indagini e, a tal proposito, pare essere stata importante in questo caso la doppia versione, discordante, fornita da Carobbio e  Gervasoni in merito. In pratica la Commissione arriva a smentire più volte se stessa e la procura. Qualcosa che fa acqua da tutte le parti.

Non sarò un avvocato, né è mio compito giudicare, ma a mio avviso tutto ciò che avete letto e su cui le due commissioni hanno basato la sentenza sia davvero troppo poco per ritenere che Carobbio, spesso smentito in questi tempi, abbia raccontato la verità su Italiano e su Padova-Grosseto e che la parola di Gervasoni sia altamente credibile. Sono troppi i “mi ha detto che” (i famosi de relato) per non dubitare almeno che i due abbiano utilizzato i loro interrogatori per ammorbidire le loro posizioni davanti alla giustizia ordinaria coinvolgendo più persone possibili. Questa è perlomeno l’idea che mi sono fatto leggendo tutte le carte relative al caso.

Si consideri anche che è la stessa CGF che a pag. 53 della sentenza, scrivendo proprio del caso Italiano, si esprime così:

La valenza generale di principi di diritto comune (nel rispetto dell’autonomia degli ordinamenti) fa sì che anche nell’ordinamento sportivo – e federale in questo caso – ogni responsabilità sia affermata in base ad oggettivi riscontri e non mere illazioni, dicerie, congetture che non hanno dignità di prova o di argomento di prova.

Eppure qui sembrano tutte illazioni, dicerie e congetture che di oggettivi riscontri non abbiano nulla, se non una telefonata di cui solo Italiano e Turati ne possono conoscere i contenuti. In teoria la conoscerebbe anche la Procura perchè i contenuti della telefonata erano stati spiegati nel dettaglio da entrambi, ma forse da parte degli inquirenti non c’era troppo  interesse ad approfondire l’argomento.

Per concludere riporto le parole usate da Vincenzo Italiano nella sua intervista. Quando Enrico Currò di Repubblica  contesta al giocatore che sul  sul calcioscommesse quello di Palazzi non sia un teorema in quanto esistano tracce di partite truccate e vi siano anche calciatori rei confessi, il giocatore risponde così:

“Guardi che a me per primo, come sportivo, questa storia ha fatto male. All’inizio pensavo che fosse una montatura giornalistica, poi ho capito che purtroppo era tutto vero: alcuni miei colleghi hanno fatto entrare la malavita in un mondo stupendo come quello dello sport. Perciò sono l’ultimo a permettermi di contestare l’inchiesta, che è importante e ha grandi meriti. Ha appurato l’esistenza del gruppo degli zingari, i contatti tra gruppi di calciatori di varie squadre a inizio settimana per alterare i risultati delle partite, le scommesse, il giro di denaro. Ci sono prove inoppugnabili, colleghi pescati con le mani nella marmellata. Ma come la mettiamo con chi, come me, non c’entra niente?”.

Il suo pensiero corrisponde pienamente al mio: non si contesta l’inchiesta, eventualmente si contestano i modi con cui si è arrivati ai deferimenti e alle sentenze e il mancato rispetto dei diritti degli imputati come abbiamo visto anche nei casi di TerziDrascek, Gheller e Fontana e sulla loro impossibilità a difendersi raccontati egregiamente da Antonio Corsa sul suo blog. Io vorrei solo comprendere come possa essere chiamata giustizia un qualcosa che su basi così indiziarie può decidere di stroncare una carriera e rovinare una vita.

Resta infatti da capire perché la Commissione di Giustizia Federale non abbia disposto anche in questo caso, come in realtà sarebbe nei suoi poteri, il contraddittorio fra accusato e accusatore. Per coloro che non lo sapessero infatti la CGF stessa, il 05/02/2008 nelle motivazioni della sentenza sul caso che coinvolse Sculli per Crotone-Messina, scrive testualmente:

Questo Giudice, con i poteri che gli sono propri, ha tentato di supplire alle lamentate carenze, disponendo l’audizione personale degli incolpati, onde poter con gli stessi instaurare un contraddittorio diretto(…)

E dire, come ci ricorda l’avv. Maurilio Prioreschi,  che la stessa Federcalcio all’art. 33 n. 2 del proprio Statuto stabilisce che “le norme relative all’ordinamento della Giustizia Sportiva devono garantire il diritto di difesa”, non solo, infatti i principi di Giustizia Sportiva emanati dal Coni prevedono il “rispetto del principio del contraddittorio”  perché non c’é esigenza di celerità che possa essere anteposta al sacrosanto esercizio del diritto di difesa.

Italiano conclude così la sua intervista:

“Io per fortuna non ho subito la gogna: il Padova mi è rimasto sempre vicino, anche se non sono più tesserato, e la gente che ho incontrato, non solo nei due mesi in Sicilia durante i quali ho cercato di estraniarmi da tutto con la mia famiglia, mi ha fatto sentire che crede alla mia innocenza. Ora ho un solo obiettivo: essere riabilitato e tornare sul campo al più presto. Se avessi fatto qualcosa, mi metterei il cuore in pace. Ma non può finire così”.

Ha ragione lui, non può finire così. Parafrasando Gaber, questa volta io mi sento un po’ Italiano e capisco la sua rabbia, in fondo lui chiede “solo” che almeno sia fatta giustizia, sia per l’uomo che per la sua famiglia, che ancora per l’uomo di calcio. Perchè questa storia non può e non deve finire così.

 Maurizio Romeo (@rumme75)

Qui potete leggere il pezzo in formato pdf

AGGIORNAMENTI

Per farvi capire ancora di più dell’assurda storia, vi pubblico anche il verbale completo dell’interrogatorio in Procura Federale di Vincenzo Italiano, pubblicato dal sito Padovagoal.it

Il sito Padovagoal pubblica anche gli stralci dei verbali accusatori (ossia i “collaboratori”, prima degli “Zingari”, Carobbio e Gervasoni) e quelli dei chiamati in causa Turati e Cossato che li smentiscono in maniera decisa.

Questa è tutta l’accusa di Carobbio a Italiano per Padova-Grosseto:

Turati, nel suo interrogatorio, risponderà così:

In merito ad Albinoleffe-Padova dell’anno prima queste sono le dichiarazioni di Gervasoni alla Procura Federale:

Ovvero sia il testo, già riportato nell’articolo, della dichiarazione del 27/12/2011:

Il tutto è smentito con decisione dalle parole di Federico Cossato:

Oggi, 8 ottobre, Vincenzo discuterà al TNAS il suo ricorso. Noi gli auguriamo con tutto il cuore di ottenere giustizia e di rivederlo presto sui campi.

Fonte ultime immagini: Padovagoal.it

L’8 ottobre il TNAS ha assunto la seguente decisione:

Il TNAS comunica che si è svolta oggi la prima udienza della controversia V. Italiano e Padova Calcio SpA/FIGC. Preliminarmente il Collegio arbitrale ha esperito il previsto tentativo di conciliazione: preso atto delle differenti posizioni delle parti lo ha dichiarato concluso, allo stato, con esito negativo.

Il Collegio arbitrale ha invitato le parti alla discussione sulle eccezioni preliminari e sulle istanze istruttorie. Sentite le parti e dopo breve camera di consiglio il Collegio arbitrale, riservato ogni altro provvedimento, ha ammesso la prova testimoniale dei testi Sig.ri Gino Nassuato (medico sociale del Padova Calcio, ndr) , Marco Turati e Filippo Carobbio e l’interrogatorio libero di Vincenzo Italiano. Il Collegio arbitrale si è riservato, altresì, ogni decisione sulle modalità di escussione. Dopo aver assegnato termini alle parti per il deposito di memoria contenente la formulazione dei capitoli di prova diretta e contraria, il Collegio arbitrale ha fissato l’udienza per il 12 novembre 2012, alle ore 15:30, per l’audizione dei testi e l’interrogatorio libero.

Inutile dire che l’ammissione dei testimoni, inspiegabilmente negati nei precedenti gradi, dà finalmente la possibilità a Vincenzo di difendersi e di poter ristabilire la verità dei fatti.

Lunedì prossimo, 12 Novembre, alle 15:30 Vincenzo sarà davanti al TNAS, non possiamo che augurargli di ottenere, finalmente, Giustizia. Forza Vincenzo.

mauromeo

Juventino dal 1975 o forse anche prima... Portiere e analista arbitrale. Figlio di papà milanista, mamma juventina. Ha subito anche l'influenza dello zio Gianni e del nonno Vittorio che gli hanno trasmesso l'amore per i colori bianconeri e che ora lo guidano da lassù... Blogger di approfondimento: Farsopoli e il calcioscommesse lo hanno visto anche alle prese con lo studio dei codici. Fondatore di Barzainter e Dodici. Farà la maratona #unpassoallavolta. Fan e amico dell'UDDP e di Ju29ro. Non fatelo arrabbiare perchè l'acqua cheta tira giù i ponti. Vive il blog e il calcio per passione.

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