Calcioscommesse Caso Italiano

Il Padova (purtroppo) non è il Napoli

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OLYMPUS DIGITAL CAMERAAlle 19 di ieri sera sul sito della FIGC è stata pubblicata il dispositivo della sentenza della Corte di Giustizia Federale (CGF), secondo grado della giustizia sportiva italiana, riguardante Napoli, Portogruaro e i calciatori Cannavaro, Grava, Giannello e Zamboni.

Per effetto di questa sentenza per il Napoli sono stati cancellati i 2 punti di penalizzazione comminati in primo grado, così come per i calciatori Cannavaro e Grava sono state annullate le squalifiche di 6 mesi comminate dalla Commissione Disciplinare circa un mese fa. Dando una rapida occhiata alle carte, credo che per i calciatori fosse questa l’unica soluzione possibile: non vi era infatti nessuna prova certa, nè tantomeno accertata, di un coinvolgimento dei due giocatori nel presunto illecito, mai consumato, relativo alla partita Napoli-Sampdoria del maggio 2010. Ai loro danni solo le parole di Giannello che affermava di averli informati del tentativo di combine.

Diverso sarebbe il discorso per il Napoli, che paga la responsabilità oggettiva per il comportamento di Matteo Giannello, passando però dal -2 in classifica ai 50.000 € di ammenda. Il tutto certo dovuto al derubricamento del capo di imputazione al giocatore da art. 7, commi 1, 2 e 5, C.G.S. (1° grado) a artt. 1 (comma 1) e 6 CGS

Ma cosa dicono questi articoli?
Andiamo a vedere nel dettaglio quelli del primo grado:

Art. 7
Illecito sportivo e obbligo di denunzia

1. Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo.
2. Le società e i soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, che commettono direttamente o che consentono che altri compiano, a loro nome o nel loro interesse, i fatti di cui al comma 1 ne sono responsabili.
[..] 5. I soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, riconosciuti responsabili di illecito sportivo, sono puniti con una sanzione non inferiore all’inibizione o alla squalifica per un periodo minimo di tre anni e con l’ammenda non inferiore ad euro 50.000,00.

E quelli del secondo:

Art. 1 
Doveri e obblighi generali 

1. Le società, i dirigenti, gli atleti, i tecnici, gli ufficiali di gara e ogni altro soggetto che svolge attività di carattere agonistico, tecnico, organizzativo, decisionale o comunque rilevante per l’ordinamento federale, sono tenuti all’osservanza delle norme e degli atti federali e devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva. […]

Art. 6
Divieto di scommesse e obbligo di denuncia

1. Ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o per interposta persona, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, o di agevolare scommesse di altri con atti univocamente funzionali alla effettuazione delle stesse, che abbiano ad oggetto i risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della FIFA, della UEFA e della FIGC.
[…] 3. La violazione del divieto di cui ai commi 1 e 2 comporta per i soggetti dell’ordinamento federale, per i dirigenti, per i soci e per i tesserati delle società la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a due anni e dell’ammenda non inferiore ad euro 25.000,00.

Alla fine il Napoli prende un ammenda di 50.000€ invece di una penalizzazione, non trattandosi più per la Corte di illecito sportivo (primo grado), ma di violazione della lealtà sportiva e di non ottempereamento al divieto di scommettere sugli eventi calcistici.

L’impressione è quindi che la CGF, per non ricadere in vecchi errori e in mancanza di riscontri oggettivi, abbia semplicemente anticipato quello che sarebbe accaduto al TNAS, come è lecito pensare dopo le recenti sentenze su Gheller e Fontana o, in termini diversi, Vantaggiato e Portanova, solo per portare degli esempi.

Detto delle notizie di ieri, il pensiero non può che andare a un caso di cui mi sono occupato qualche mese fa, ovvero quello di Vincenzo Italiano (squalificato per 3 anni in secondo grado il 18/6/2012 per il presunto tentato illecito relativo a Padova-Grosseto del Marzo 2010)  e del Padova Calcio.

Italiano è stato infatti condannato sulle sole parole del “pentito” Pippo Carobbio che affermò che Turati (suo compagno di squadra dell’epoca al Grosseto) gli avesse parlato di una telefonata del suo ex compagno Italiano, telefonata nella quale il giocatore del Padova, sempre secondo il racconto di Carobbio, gli avrebbe promesso una quota imprecisata per concedere loro la vittoria. Tanti condizionali, mai peraltro riscontrati in nessun modo e decisamente smentiti da Turati sia nelle sue audizioni che davanti al TNAS nell’ultima udienza del 13/11/2012. Udienza in cui, peraltro, fu ascoltato dai tre arbitri anche Carobbio che, a detta dei media più informati, non fece assolutamente una bella figura.

Da più di 6 mesi il povero Vincenzo è in attesa che sia fatta giustizia e solo lui e la sua famiglia sa cosa abbia e stia ancora passando, il dolore e la frustrazione che si prova a subire una condanna ingiusta e sentirsi impotenti di fronte a quello che accade. La sentenza del primo grado risale infatti ai primi di giugno, mentre quella di secondo grado a metà dello stesso mese. Vergognoso fu in questo caso che si dovette attendere fine agosto per poter leggere le motivazioni (condizione sine qua non per il ricorso al TNAS), addirittura in data successiva a quelle di alcuni casi del secondo filone. Anche il TNAS però non sembra essere da meno. Secondo le norme infatti, il lodo arbitrale dovrebbe arrivare entro i 90 giorni dall’accettazione della nomina dell’ultimo arbitro. Sono invece passati più di 100 giorni dalla prima udienza (il 9/10/2012 dopo un rinvio di quella del 13/9 comunicato solo poche ore prima) e oltre due mesi dall’ultima udienza e ancora dal TNAS tutto tace. Roba da far ledere ulteriormente i già provati nervi. Per chi volesse approfondire il suo caso, qui trova ciò che scrissi il 31/8.

Insomma, se si volesse essere maliziosi, una delle sfortune del povero Vincenzo è quella di non avere lo stesso cognome del capitano della nazionale campione del mondo 2006. Paolo Cannavaro, come Grava, ha infatti scontato un mese di squalifica, ingiusta secondo la sentenza della CGF, ma in un periodo che comprendeva la sosta natalizia di 15 giorni.

Per effetto della responsabilità oggettiva in merito ai fatti contestati a Italiano al Padova fu comminata una penalità di 2 punti in classifica. Furono accolte sia in primo che in secondo grado le richieste del Procuratore Palazzi. E’ utile ricordare che il procuratore federale, nato nella città partenopea (a pensar male si fa peccato…), richiese per il Napoli in primo grado 1 punto di penalità (nonostante le contestazioni fatte a Giannello fossero, di fatto, le medesime fatte a Italiano), portati a 2 dalla Commissione Disciplinare e poi cancellati dalla Corte di Giustizia Federale. Perchè queste differenze? 

Anche in questo caso, come anticipato nel titolo del pezzo, a voler essere maliziosi si può pensare che il povero Padova non abbia ancora ottenuto giustizia solo perchè, purtroppo, non è il Napoli…

Quella giustizia che per gli azzurri è arrivata in un mese, un grado prima di molti altri, forse per “prevenire” ricorsi che sarebbero stati poi presumibilmente vinti al TNAS con la perdita di tempo e denaro per società e giocatori. Quel TNAS spesso fatto erroneamente passare come uno “scontificio” da media acritici un po’ troppo allineati con le linee della procura, TNAS che però è entrato spesso nel merito (e non solo nel metodo) delle sentenze precedenti spesso sconfessandole, in alcuni casi (come quelli citati in precedenza) anche in toto.

E non sono il Napoli nemmeno la Sampdoria o il Torino, squadre che hanno in classifica un handicap di 1 punto per responsabilità oggettiva relativa a loro tesserati per fatti a loro imputati quando vestivano altre maglie. Un altro paradosso della “giustizia” sportiva italiana, forte coi deboli e debole con i forti.

E intanto gli autori e gli attori di questi scempi sono ancora tutti al loro posto, dal primo all’ultimo, dal procuratore federale sino ai giudici di primo e secondo grado. Confermatissimi dal presidente federale “per l’ottimo lavoro sinora svolto”, sono parole sue. Detto fra noi, visto il numero di volte nella quale il Procuratore prima (vedasi casi Bonucci, Pepe, Di Vaio fra gli altri) e i vari gradi di giudizio poi sono stati sconfessati, il giudizio sul loro lavoro non mi pare nemmeno buono…

Se andrà come mi auguro forse dopo 7 mesi Italiano e il Padova potranno ottenere finalmente giustizia, ma chi li ripagherà per ciò che hanno dovuto subire? Io penso al dolore e alla frustrazione di un  Uomo che si sente impotente davanti a tutto questo e che da 7 mesi ha visto anche la sua vita cambiata da una sentenza basata sulle parole, mai confutate, di Carobbio, uno che per soldi ha venduto anche  la sua dignità.

Non so a voi, ma a me una “giustizia” che funziona così fa venire il voltastomaco e tanta tanta rabbia.

Maurizio Romeo (@rumme75)

mauromeo

Juventino dal 1975 o forse anche prima... Portiere e analista arbitrale. Figlio di papà milanista, mamma juventina. Ha subito anche l'influenza dello zio Gianni e del nonno Vittorio che gli hanno trasmesso l'amore per i colori bianconeri e che ora lo guidano da lassù... Blogger di approfondimento: Farsopoli e il calcioscommesse lo hanno visto anche alle prese con lo studio dei codici. Fondatore di Barzainter e Dodici. Farà la maratona #unpassoallavolta. Fan e amico dell'UDDP e di Ju29ro. Non fatelo arrabbiare perchè l'acqua cheta tira giù i ponti. Vive il blog e il calcio per passione.

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