Copertina Il pensiero di rumme75

Voltare pagina in fretta e cambiare mentalità. Ripartiamo da qui

Inutile dirlo: sono deluso.
Deluso non tanto dal risultato che è giusto per quello che si è visto nelle due partite perchè alla fine abbiamo meritato di perdere al di là degli episodi. Sono deluso un certo tipo di atteggiamento di chi invece avrebbe tutte le qualità per fare la differenza e invece dimostra di avere dei limiti e quei limiti ahimé finiscono per fare la differenza nel risultato finale. Questo fatico proprio a comprenderlo.

Ieri sera ho cercato di non fare troppe riflessioni, a caldo l’avrei fatto in preda a un misto fra delusione e rassegnazione nel vedere come in Champions League sembriamo essere maestri nel complicarci la vita e nel gettare all’aria occasioni importanti. Ho provato invece lasciar decantare, come amano dire gli amanti del vino, per cercare di fare qualche critica costruttiva a mente più fredda. Cercando di suddividerla per punti e tralasciando volutamente le analisi di campo, quelle le sanno fare meglio altri.

LA MENTALITÀ VINCENTE 

Non si sa bene cosa sia e dove si trovi ma si vede se qualcuno ce l’ha. Tempo fa ho avuto il piacere di ascoltare uno splendido discorso di Velasco sulla cultura dell’alibi.
In quel discorso individuava le 3 componenti di una mentalità vincente:

  • Le risorse che ognuno di noi ha dentro, che sono quelle che generano Determinazione: se ho coscienza di chi sono, allora sono spinto ad agire
  • La Fiducia dei singoli, contrapposta alla la voglia di rassegnarsi, sia nei propri confronti che verso i propri compagni. Fare gioco di squadra significa rispettare i ruoli e stabilire come eventualmente cambiarli (avere un piano B e fidarmi di chi mi sta a fianco), tenendo bene a mente come ciò convenga a tutti perché conduce alla vittoria. Per fare questo occorre usare la tattica giusta, ovvero nascondere i propri difetti ed evidenziare quelli dell’avversario.
  • L’Orgoglio e la voglia di Vincere: contro i propri limiti personali, contro le difficoltà imparando ad adattarsi, ma soprattutto di vincere contro l’avversario.

Mentalità vincente significa però anche sapere perdere e accettare che l’altro abbia fatto meglio di noi. Imparare dai propri errori e dai punti di forza dell’avversario aiuta a non tornare alla tentazione dell’alibi, ma a continuare nella propria crescita. Per quanto lunga essa sia.

GLI ERRORI

Prendendo spunto dai 3 punti di Velasco sulla mentalità vincente, ieri sera a molti sono mancate tutte e tre. La determinazione non si è vista per tutta la partita, anzi dopo il pareggio subito quasi casualmente la sensazione che si è percepita è stata quella di una squadra più conservativa che non propositiva. Se perché hai rifiatato poco, perché sei rientrato da un infortunio o per qualunque altra ragione la tua condizione non è delle migliori devi cercare di mascherare il tutto con la qualità… ma non devi avere cali di tensione. Ciò che si percepiva all’esterno non era la voglia di vincere, bensì quella di non subire gol…

Il problema più grande però è che se quella sensazione la colgono anche i tuoi avversari finisci per dar loro fiducia e se non sai gestire le tue paure il capitombolo è dietro l’angolo.

Non devono quindi diventare alibi le assenze per infortunio che diminuiscono la quantità e la qualità delle tue scelte. Certamente l’assenza contemporanea di giocatori importanti come Chiellini, Douglas Costa e Mandzukic (per fare giusto tre nomi) oltre all’infortunio di Dybala nel primo tempo ti consentono meno alternative di quelle che avresti voluto, ma dei “se” e dei “ma” son piene le fosse. La cosa che però appare palese è se che questa squadra non dà ancora l’impressione di aver un’identità e fiducia nei propri mezzi, nonostante abbia tutte le carte in regola per farlo, le colpe vanno divise fra tutti.

OCCORRE CRESCERE 

La sensazione che percepisco io è quella di una squadra che sembra avere l’ansia da prestazione di chi, in considerazione della campagna acquisti, a torto o a ragione ha ricevuto dai media l’imprimatur del vincente predestinato. Non si vince sulla carta, si vince essendo squadra e battendo gli avversari sul campo, altrimenti l’Inter delle figurine collezionate da Moratti negli anni non avrebbe avuto rivali…

Non è necessario il “bel gioco”, nulla è più soggettivo del bello, serve invece convincere sé stessi ancor prima degli altri, scrollandosi di dosso qualunque ansia. Allo stesso tempo occorre avere consapevolezza della propria forza senza scadere in quella sufficienza che ti fa sbagliare gli appoggi o i tiri più semplici, occorre imporre la propria fantasia come fatto sporadicamente quest’anno ma in contesti importanti come Manchester o a Torino con l’Atletico Madrid. Non è facile mantenere la concentrazione per i 90 minuti ed oltre di una partita, ma se si vuole vincere soprattutto fuori dall’Italia occorre fare di più. Occorre essere meno speculatori che si “appiattiscono” sugli avversari e più propositivi, pronti ad imporre il proprio gioco, sfruttando al meglio la fantasia dei singoli.

Singoli che andranno ponderati per la prossima stagione: occorre capire chi ha voglia davvero di essere determinante e “da Juve”. Occorrerà capire se in rosa esistono giocatori che invece che essere stimolati dall’arrivo di un giocatore come CR7 si vedono messi in discussione e rendono molto al di sotto delle loro potenzialità. In quel caso esiste un problema di personalità, perchè quella ce l’hai a prescindere da dove l’allenatore ti mette in campo. Occorrerà anche inserire in squadra elementi che abbiano grande personalità, quella che quest’anno hanno dimostrato solo in pochi, su tutti quelli risultati decisivi in tante partite come Chiellini o Cristiano, piuttosto che Emre Can o Szczesny.

IL CONTESTO NAZIONALE 

Basta parlare di campionato “poco allenante”: l’Ajax gioca in Eredivisie, di certo un campionato di livello medio-basso, eppure si impone in Europa. E come lo fa? Abituandosi a provare, segnare e vincere fra i suoi confini. Non si ferma davanti agli avversari e fa goleade, Stessa cosa fa il Barcellona in Spagna… Scrolliamoci di dosso anche la mentalità delle vittorie con il minimo sforzo e anche in Italia cerchiamo di tenere la concentrazione per 90 e più minuti senza fermarci, provandoci e riprovandoci, segnando anche goleade quando te ne capita l’occasione. L’avversario non si rispetta fermandosi, ma continuando a giocare come si è capaci a fare. Togliamoci di dosso la mentalità italiana e apriamoci ad una davvero europea dove non conta essere dei passisti e dove ti può capitare di pagare pegno anche solo per 10′ di follia.

RIPARTIRE DA QUI

Occorre quindi ripartire da qui, proprio dal fischio finale di Turpin di ieri sera e occorre pensare a una cosa sola: voltare pagina e farlo in fretta.

Sabato bisogna chiudere la pratica scudetto, e alzare un trofeo comunque importante. L’8° di fila, un record che difficilmente potrà essere battuto, se non da noi già l’anno prossimo e sono sicuro che la società, in cui ripongo piena fiducia, sta già lavorando per quello.

Ecco, bisogna ripartire così: pensando già alla prossima stagione e a vincere altri trofei. Vincere aiuta a vincere e niente deve essere lasciato per strada senza combattere #finoallafine.

Poi se dai tutto e perdi perchè il tuo avversario si dimostra più forte allora applaudi e cerchi di batterlo la volta successiva, ma devi crederci tu per primo, altrimenti meglio che non ti presenti nemmeno in campo.

mauromeo

Juventino dal 1975 o forse anche prima... Portiere e analista arbitrale. Figlio di papà milanista, mamma juventina. Ha subito anche l'influenza dello zio Gianni e del nonno Vittorio che gli hanno trasmesso l'amore per i colori bianconeri e che ora lo guidano da lassù... Blogger di approfondimento: Farsopoli e il calcioscommesse lo hanno visto anche alle prese con lo studio dei codici. Fondatore di Barzainter e Dodici. Farà la maratona #unpassoallavolta. Fan e amico dell'UDDP e di Ju29ro. Non fatelo arrabbiare perchè l'acqua cheta tira giù i ponti. Vive il blog e il calcio per passione.

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