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Esclusiva con Bonnici: la regia, Infront e il modello tedesco

Buongiorno Popi, vogliamo prima di tutto ringraziarti per la tua disponibilità, siamo felici di ospitarti su Juventibus per parlare di Calcio e regia televisiva, un tema che negli ultimi giorni ha invaso giornali e tv. Considerando che da domenica l’argomento è ormai è stato sviscerato da più parti, ci piacerebbe provare con te ad andare anche un po’ oltre per provare a conoscere più a fondo cosa fa il regista di una partita di calcio. Un lavoro che non si limita solamente a decidere quale inquadratura mandare in onda e non è “relegato” alla sola cabina di regia. Il regista in fondo è l’elemento che dirige e coordina un team di collaboratori, fra cameramen e assistenti, una sorta di Capitano/Allenatore che deve essere concentrato non solo nei 90’ della partita, ma che parte da quando si accendono le luci dello stadio sino a quando le squadre non rientrano negli spogliatoi.

Partiamo un po’ più da lontano. Quanti giorni prima un regista sa a quale partita viene assegnato?

“Dipende. In realtà non c’è proprio un periodo fisso, ma di norma si sa 2 o 3 settimane prima della partita, per dare modo di organizzare per bene le trasferte e di prepararsi per la partita.”

Posto che il posizionamento e il numero di telecamere attive sono definite dalle regole ferree della Lega e dallo standard con cui si trasmette la partita, c’è uno studio da parte vostra delle squadre dietro la regia di una partita per fornire le immagini migliori?

“Come in tutti i lavori, dietro credo ci debba essere per forza una preparazione non solo tecnica per dare a chi guarda la partita un prodotto migliore. Proprio per quello leggo il più possibile e mi informo spesso su tutto ciò che riguarda le squadre di serie A e invito a fare lo stesso a tutti i miei collaboratori cui ricordo spesso di leggere, osservare, guardare come giocano le squadre, informarsi anche con gli uffici stampa delle squadre sulle ultime novità per essere sempre pronti a leggere la partita in anticipo e permettere così al telespettatore di vivere la partita nel miglior modo possibile.

Ovvio che questo discorso vale per me, perché non so se tutti fanno così, ma questo è il modo con cui io e i ragazzi con cui lavoro ci prepariamo.”

Hai mai avuto pressioni per mostrare o non mostrare determinate immagini?

“Sì! (ride, ndr) In occasione di un’amichevole del Milan giocata a Cesena con Arrigo Sacchi in panchina, mi squillò il telefono. Dall’altro capo c’era Silvio Berlusconi in persona che mi disse: “Ma perché si ostina a inquadrare da dietro i giocatori durante le rimesse laterali? Non amo molto molto questo tipo di riprese…” . Era un’obiezione non da dirigente calcistico, ma da persona che ha sempre lavorato con le televisione e alla quale io risposi cortesemente: “Presidente, sa io amo molto il calcio inglese e là si vedono spesso, credo portino ancor di più il telespettatore vicino all’azione.”. Le usavo anche perché non mi piace mostrare quando ci sono gli stadi vuoti, trovo tolgano qualcosa allo spettacolo, in quei casi preferisco concentrarmi quindi sull’azione e mostrare il meno possibile di un contorno ‘desolante’.  Lui rimase comunque poco convinto. (ride)

Scherzi a parte, per fortuna questa è l’unica ‘pressione’ che io abbia mai subito sulle immagini da mostrare.”

Sapendo che le immagini sui fuorigioco vengono poi arricchite in post produzione dai broadcaster che inseriscono le linee attraverso i loro programmi dedicati, qual è il criterio di scelta della telecamera del replay?

“La scelta che di solito si fa è quella di utilizzare la telecamera posta all’altezza dell’area di rigore quando le azioni di fuorigioco si verificano negli ultimi 15/20 metri. Io generalmente, soprattutto in caso di fuorigioco lontano dall’area di rigore preferisco utilizzare la 1, ovvero quella posta a centrocampo perché fornisce molti più punti di riferimento.”

Considerando il margine di errore dovuto alla frequenza di campionamento delle telecamere quando si stoppa l’immagine al momento dell’ultimo passaggio, pensi che vi potrebbero essere dei problemi qualora davvero venisse introdotta la moviola in campo?

“Le telecamere funzionano a 25 fps, ovvero è come se facessero 25 fotografie in un secondo a distanza di 4 centesimi di secondo l’una dall’altra. Il movimento all’occhio umano appare fluido, ma quando si va fotogramma per fotogramma si può ‘perdere’ di qualche centesimo di secondo l’istante in cui si stacca il pallone e allora si sceglie quello che è più vicino. Di certo l’errore è minimo ed è molto più basso di quello che si potrebbe fare valutando le azioni di gol-non gol con questo tipo di telecamere perché la velocità è inferiore. Credo che più della moviola in campo, servirebbe portare in campo e fuori una mentalità diversa, quella di accettare che anche gli arbitri, come tutti possano sbagliare e che l’errore è parte stessa del gioco.”

Cosa ti ha fatto più arrabbiare di quello che si è detto e scritto in questi ultimi giorni?

“In questi giorni c’è una cosa che mi ha fatto letteralmente incazzare: il fatto che qualcuno abbia usato, e voglia usare noi registi per delle lotte politiche interne. Perché Angelo Carosi (il regista di Juventus-Milan, ndr), che conosco personalmente ed è un ottimo professionista, potrà anche aver sbagliato a mostrare il primo replay dalla telecamera dei 16 metri, così lontano e con la prospettiva schiacciata, ma di certo un regista non ha mai cambiato, e mai potrà, modificare il risultato di una partita. Mettere in dubbio la professionalità ed accusare, nemmeno troppo fra le righe, di parzialità di fatto tutti i registi che hanno contratti lavorativi con Sky o Mediaset, il tutto in maniera capziosa solo per spingere Infront. Galliani conosce bene il mondo del calcio e delle tv, sa che se qualcuno sbaglia paga, perché fondamentalmente è già così: ad ogni partita c’è sempre una persona che rappresenta la Lega A, anche se dipendente di Infront, a vigilare sul nostro operato. Siamo però un’anomalia: Infront da noi si occupa della gestione della vendita dei diritti televisivi della Serie A, allo stesso tempo gestisce gli accordi con gli sponsor di, credo, 7 squadre di Serie A, oltre alla produzione, aggregazione e distribuzione di contenuti, organizzazione di eventi e consulenze di marketing sportivo. E su tutto questo guadagna, non bisogna dimenticarlo. Ora dovrebbe gestire e guadagnare mettendo a disposizione della Lega anche i registi delle partite? A quel punto volendo fare un ragionamento altrettando tendenzioso, chi vieterebbe a una persona qualunque di pensare che le immagini trasmesse non fossero volte a ‘favorire’ una squadra della sua scuderia?

Tornando seri ti posso dire che io cerco di lavorare sempre nella maniera più professionale: quando lavoro non faccio il tifo per una o per l’altra squadra, ma per il bel calcio e se proprio c’è una squadra per cui devo tifare  è quella con cui lavoro su ogni campo, per tutte le persone che lavorano con me. Sono sicuro sia così anche per tutti i miei colleghi e per questo mi dà veramente fastidio quando l’operato della mia categoria viene messo in discussione in maniera interessata usando le immagini trasmesse solo come scusa per aumentare il proprio potere. Anche perché, come ti dicevo prima, non è mai successo che il regista di una partita abbia cambiato il risultato della stessa…”

 

In alcune recenti interviste hai parlato dei registi di Lega come avviene già in Bundesliga. Hai qualche altro cambiamento da suggerire?

“Fammi solo ribadire che vorrei che i registi dipendessero direttamente dalla Lega, deve essere lei stessa ad occuparsi della gestione così come avviene in Germania e non un terzo da lei indicato. Io voglio rapportarmi con persone della Lega e non con Infront, che ritengo debba svolgere, semmai, un altro compito. Per quanto riguarda un cambiamento da suggerire? Beh, vorrei che certe regole fossero un po’ meno rigide e stringenti per dare a noi registi maggiore possibilità di sperimentare. Sono sicuro che sia il prodotto fornito che chi ne usufruisce avrebbero solo che da guadagnarci.”

Grazie ancora Popi per la tua disponibilità.

“Grazie a te.”

mauromeo

Juventino dal 1975 o forse anche prima... Portiere e analista arbitrale. Figlio di papà milanista, mamma juventina. Ha subito anche l'influenza dello zio Gianni e del nonno Vittorio che gli hanno trasmesso l'amore per i colori bianconeri e che ora lo guidano da lassù... Blogger di approfondimento: Farsopoli e il calcioscommesse lo hanno visto anche alle prese con lo studio dei codici. Fondatore di Barzainter e Dodici. Farà la maratona #unpassoallavolta. Fan e amico dell'UDDP e di Ju29ro. Non fatelo arrabbiare perchè l'acqua cheta tira giù i ponti. Vive il blog e il calcio per passione.

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